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La Galleria Massimo Minini presenta la mostra di Mathieu Mercier, artista francese vincitore del Premio Marcel Duchamp 2003.

“Il pubblico ha cominciato a familiarizzare con gli oggetti e le installazioni di Mathieu Mercier dalla fine degli anni ’90. Con questi lavori l’artista interrogava il nostro rapporto con gli oggetti, le immagini, i segni della società post-industriale e rivisitava in particolare le utopie moderniste e le loro ridefinizioni come rapporto tra il design e l’architettura, così come i metodi di produzione. Nel concreto questo tipo di critica prende paradossalmente la forma di installazioni estremamente semplici e sobrie. Mathieu Mercier classifica, capovolge gli standard del consumo al valore d’uso. Ad esempio: sedie, mensole, oggetti di plastica, lampade costruite con materiali spesso poveri, quali tubi elettrici, legno da costruzione a buon mercato, e poi li assembla con altri, li associa e li mescola in una sorta di anti design, fragile e talvolta impoverito. Lo sguardo di Mathieu Mercier, di cui non percepiamo mai se sia serio od ironico, destruttura i prodotti dell’industria del consumo, le virtù utopistiche degli inizi modernisti e soprattutto i suoi perversi effetti e le possibili derive commerciali del giorno d’oggi…”. (Testo di Manou Farine e Bénédicte Ramade)

Dopo aver partecipato alla mostra collettiva “Fuzzy”, tenutasi nel nostro spazio nel 2002, Mathieu Mercier in questa occasione espone alcune nuove opere realizzate con diversi media.

Sette colonne, Untitled, in alluminio, da pavimento a soffitto, con colori delle carrozzerie, porgono forme astratte ad un certo punto della loro altezza, come sculture dinamiche. Dividono lo spazio, macchine virtuali che accompagnano il ruolo dello spettatore nel volume della galleria.

Un dipinto, Diamond, su una tela circolare, senza alto né basso, un’astrazione senza una collocazione spaziale predefinita. E’ una rappresentazione molecolare del diamante, con una miriade di superfici, dipinte una ad una, che creano un rapporto tra l’unità e la totalità.

Un acquario, Holothurie, posato su un ‘socle’, ospita una oloturia, conosciuto anche come ‘cocomero del mare’. Questa creatura primitiva, senza forma e solitaria, ricorda al visitatore la propria condizione di essere isolato. Una ‘vanitas’ contemporanea.