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ALCUNI PENSIERI DI VANESSA BEECROFT TRATTI DA INTERVISTE.

“La presenza delle ragazze in persona è una forma esplicita di un rapporto intenso col quotidiano.”

“Uso le persone nello spazio di un’opera per dare un’immagine della qualità bidimensionale. Il fatto che ricordino una pittura e che siano in realtà delle femmine, dà una relazione con l’estetica e l’arte.”

“L’immagine della performance viene con la facilità di un ‘frame’ in movimento: per farla icona uso gli strumenti tradizionali della pittura. Il progetto non ce l’ho solo io sotto controllo, appartiene anche alla società.”

“La fiction mi fa dichiarare immagine una presenza reale e prendere il diritto di dimenticarmi la sua parziale esistenza terrena.”

“Essendo un’opera, le ragazze non possono parlare né interagire se non con la propria immagine. Uso le donne perché sono un soggetto estetico, perché mi rappresentano e perché dalla storia impariamo che sia meglio trovarle in un contesto simile. In un film di Truffaut mi è piaciuta la frase: ‘La vedi? E’ muta. Non dice niente: è la bellezza.’“

“Le mie donne non sono attrici perché la sede non è il teatro. Seguono poche indicazioni per non perdere la loro naturale spontaneità. Non sono in conflitto con niente perché in quei momenti non appartengono più al mondo.”

“Lavoro per eliminare la componente autobiografica.”

“Esporrò dei nudi integrali solo quando sarò autorizzata a farlo. Finora è stato impossibile. Il nudo è anni Settanta, più che classico. Non è facile esporlo per vari motivi, ma soprattutto perché nella società è inteso come privato. Se esponessi donne nude lo farei solo in museo, in una istituzione, perché vorrei un pubblico specifico. Le immagini riprodotte possono circolare ovunque, ma la locazione dell’opera è un museo.”

SONO ESPOSTE IN MOSTRA DIECI FOTOGRAFIE DI GRANDE FORMATO TRATTE DA VARIE PERFORMANCES, I NUOVI DISEGNI E DUE LAVORI VIDEO.